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Trento, 18 novembre 2004
PINZOLO-CAMPIGLIO: È L’ORA DEI GIUDICI
Finisce al Tar la questione del discusso collegamento funiviario:
per gli ambientalisti un grave ed irreparabile danno al parco Adamello-Brenta

Comunicato stampa di Roberto Bombarda

Ci risiamo. Un’altra volta le questioni inerenti lo sviluppo di una stazione sciistica finiscono in tribunale. I ricorsi al Tar ed alla Commissione europea promossi dagli ambientalisti sono stati anche in questo caso la “logica conseguenza” di un progetto di sviluppo che è contestato tanto sotto il profilo politico, quanto sotto il profilo tecnico ed economico.

Evito di ripercorrere la pluridecennale vicenda del collegamento, per rammentare in sintesi come in Val Rendena siano evidenti i seguenti problemi: la viabilità tra Pinzolo e Campiglio, la mobilità interna a Campiglio, lo sviluppo del sistema piste ed impianti. Il progetto in fase di attuazione avrebbe dovuto incidere verso la soluzione di questi tre problemi. In realtà contribuirà solo a migliorare l’offerta di piste ed impianti di Pinzolo (con un notevole impatto ambientale) rinviando a data da destinarsi la soluzione dei problemi del traffico tra Pinzolo e Campiglio e quelli della mobilità all’interno di questa località.

Pinzolo e Campiglio soffrono anche di altri problemi, riferiti alla qualità dell’offerta ed alla carenza di infrastrutture, rispetto ai quali l’enorme flusso di denaro pubblico previsto per l’operazione in corso non potrà offrire delle risposte. Si affida un’altra volta a piste ed impianti una funzione taumaturgica, quasi fossero un oggetto sacro capace di risolvere di punto in bianco i problemi di una valle.

Entrando nel merito della questione, ritengo che dal punto di vista della mobilità tra Pinzolo e Campiglio sarebbe stato molto più efficiente un sistema di trasporto diverso rispetto alle montagne russe oggi prospettate. Questo sistema alternativo avrebbe potuto comprendere anche tutto l’abitato di Campiglio, da Colarin al Campo Carlo Magno.

Le osservazioni sollevate dagli ambientalisti sono secondo me assolutamente pertinenti sotto il profilo tecnico-giuridico e non si limitano a semplici valutazioni di ordine politico o morale. Dicono ad esempio che il progetto in corso non è stato sottoposto ad una valutazione d’impatto ambientale unitaria; affermano la mancanza di un piano della mobilità alternativa, così come richiesto dal Piano urbanistico provinciale. Dicono anche che lo studio di impatto ambientale, nella parte in cui comprende la valutazione d’incidenza prevista dalle direttive europee per le opere poste all’intero dei Siti di importanza comunitaria, non ha tenuto conto nella misura adeguata della rilevanza ambientale e paesaggistica dei luoghi interessati dall’intervento. Il versante di Cavrados e lo snodo geografico di Plaza, posto all’ingresso delle valli d’Agola, Brenta e Vallesinella hanno un valore enorme dal punto di vista ambientale e paesaggistico, che non è stato tenuto in debito conto.

C’è poi tutta la questione relativa al finanziamento. Il protocollo d’intesa prefigura una parte del collegamento Pinzolo-Campiglio dal costo di oltre 22 milioni di euro. Di questi, oltre 15 provengono dal bilancio provinciale attraverso tre distinti canali: il contributo alla realizzazione delle opere, l’intervento di Agenzia per lo Sviluppo che diventa socia delle Funivie di Pinzolo, così come diventano soci delle Funivie di Pinzolo i Comuni della Valle, con un contributo del 95% da parte della Provincia sul Fondo per lo sviluppo. E’ vero che i Comuni deliberano in autonomia giuridica, ma dal protocollo si evince come i fondi provinciali siano esattamente destinati a quella funzione.

In poche parole, oltre il 60% di questo primo lotto è pagato dal bilancio provinciale. E’ evidente che l’imprenditoria privata non avrebbe mai pagato un simile investimento.

Personalmente sono convinto che il collegamento Pinzolo-Campiglio si possa certamente realizzare, così come chiesto a gran voce dai Comuni e dagli operatori locali, ma con un intervento meno impattante dal punto di vista ambientale e più efficiente dal punto di vista della mobilità.

Ora tutti attendiamo con serenità le valutazioni e le decisioni dei giudici. Resta una grandissima amarezza. Che le grandi risorse culturali ed intellettuali di cui dispongono le associazioni ambientaliste non siano state coinvolte nella predisposizione di modelli di sviluppo, nella individuazione di modalità realizzative meno impattanti, nella scelta di soluzioni innovative. Insomma, si è preferito avere contro le associazioni ambientaliste piuttosto che coinvolgerle in funzione dello sviluppo. Oggi sul tavolo della politica trentina c’è pure, tra gli altri, il nodo dello sviluppo Folgaria-Lastebasse. In questo caso il cartello degli ambientalisti ha prodotto un primo progetto di sviluppo alternativo, che non pregiudica la crescita del comparto sciistico, ma indirizza una parte prevalente di risorse pubbliche verso un modello di sviluppo sostenibile più consono con le caratteristiche del territorio trentino. La speranza, a questo punto, è che non si arrivi anche su questo nodo a nuovi ricorsi al Tar ed alla Comunità europea. Ma ci siano da parte della Giunta provinciale disponibilità ed attenzione verso persone ed organizzazioni che hanno dato tanto alla nostra terra e che hanno sempre operato per la difesa dell’ambiente, il bene prioritario per lo sviluppo del Trentino.

Roberto Bombarda
consigliere provinciale dei Verdi e democratici per l'Ulivo

 

     

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